UN MILIARDO PER RICERCA E SVILUPPO GREEN MA LE PERCENTUALI A FONDO PERDUTO PREVISTE NON RENDONO APPETIBILI I FONDI


BAESSO: “NECESSARIO FAVORIRE LA COLLABORAZIONE TRA UNIVERSITÀ E AZIENDE.”

Il Ministero dello Sviluppo economico, con l’intervento del fondo per la crescita sostenibile per i progetti di ricerca e sviluppo, nell’ambito del green deal, ha attivato già da un tempo, con il decreto dell’11 giugno 2020, duecento milioni. Le richieste per l’assegnazione degli investimenti sono però poche a causa della bassa percentuale a fondo perduto prevista dal bando che non rende attraente questa iniziativa. Anche in questo caso, lo sforzo per la transizione green viene spostato tutto sulle spalle di aziende e imprenditori ritardando ulteriormente il percorso virtuoso che solo pochi brand, tra cui WayPoint con il progetto “Light For Future” ideato da Alberto Baesso, hanno avviato comunque utilizzando il proprio tempo e le proprie risorse (umane e economiche).

Il primo bando, come detto, ha visto la sua genesi a giugno 2020, con una dotazione di 217 milioni, per progetti da 500 mila euro a 2 milioni di euro finalizzati alla ricerca e allo sviluppo per accompagnare la transizione del sistema produttivo verso l’economia circolare. Un secondo bando, di prossima uscita, è invece finalizzato ad agevolare interventi da 3 a 40 milioni per programmi di innovazione sostenibile che prevedano attività di ricerca industriale, come ad esempio la decarbonizzazione e/o la sostituzione della plastica con materiali alternativi.

Bene, allora qual’è il problema? Il problema è che il primo bando prevede un massimo ottenibile di fondo perduto del 20%, il secondo di appena, o al massimo, il 15%. Insomma, anche in questo caso, il grosso degli investimenti ricade sul portafoglio di aziende e imprenditori chiamati a farsi carico di un processo che non può che avere conseguenze e ripercussioni non positive sul mercato.

Su questo tema Alberto Baesso, Project Leader di WayPoint e ideatore del progetto “Light For Future”, ha le idee chiare e non usa giri di parole per esprimere la propria delusione rispetto ad un “sistema finanziario non pronto per questo processo di transizione. La nostra azienda già da anni crede che la transizione verso il green deal sia necessaria e urgente” – prosegue Baesso – “per questo abbiamo già attivato rapporti, collaborazioni e studi per una produzione sostenibile e etica. I brand come il nostro si scontrano però con il sistema finanziario, non pronto per finanziare questo processo, e quello politico e istituzionale che, pur mettendo in campo risorse importanti, non sempre le rende appetibili, per quantità di soldi stanziati o la qualità dei bandi. Dal mio punto di vista” - conclude Baesso – “è assolutamente necessario finanziare, con un pò più di coraggio e visione, tutte le tipologie di investimenti green che riguardino la ricerca. Bisogna istituzionalizzare un confronto e una collaborazione con le Università italiane che metta in connessione le imprese con i migliori cervelli del nostro paese. Farlo significherebbe risolvere due problemi in uno: le aziende potrebbero ottenere i risultati in un tempo minore e con maggiore efficacia, le Università italiane potrebbero usufruire di investimenti per la ricerca, fondamentali per il proprio lavoro e lo sviluppo delle proprie competenze.

money-ge780d58e8_1920